Vaso da farmacia

XX sec.

Fino agli inizi del Novecento le farmacie producevano da sole quasi tutti i prodotti che vendevano: unguenti, pillole, infusi e tinture. Una conservazione sicura e la corretta identificazione delle materie prime utilizzate erano importanti, poiché per molte di esse il metodo di applicazione o quantità minime facevano la differenza tra effetti curativi e letali. I farmaci venivano conservati in recipienti di ceramica, vetro e legno e di solito erano etichettati in latino. Si usavano componenti vegetali, animali e minerali, anche sotto forma di «folia» (foglie), «s[emen]» (semi), «rad[ix]» (radici) e «pul[vis]» (polvere).

Tra i vasi da farmacia di legno più antichi di cui si abbia notizia vi sono diversi esemplari della Adlerapotheke (oggi Mohrenapotheke) di Krems databile intorno al 1500, che oltre all’iscrizione recano un decoro con grandi stemmi.

Secondo l’iscrizione il barattolo dello speziale nella vetrina conteneva «Se. cormus» ed è dipinto con un’aquila araldica nera. È un’imitazione del Novecento sul modello dei vasi di Krems. L’iscrizione latina, tuttavia, non ha alcun senso, lo stemma si rifà al Codex Manesse (XIV secolo).

Iscrizione: «Se. cormus»

  • Materiale & Tecnica

    legno tornito e dipinto

  • Dimensioni

    23 cm x 11,7 cm

  • LMST Inv. n.

    701324

    acquistato da Auktionshaus Im Kinsky, Vienna, 2005